Suite d'Autore, dove dormire è un'opera d'arte
Nella cornice straordinaria di Piazza Armerina, luogo ameno, avvolto da dolci colline dominate dall’imponenza della Cattedrale di pietra “ambrata”, non si può non rimanere incuriositi dalla presenza di una scritta posta sulla facciata di quello che, a prima vista, potrebbe apparire come uno dei tanti edifici del centro storico, ma che internamente rivela un’idea ardita e nuova rispetto all’ambiente in cui è collocato. Mi riferisco all’art design gallery hôtel “Suite d’Autore”, sito proprio in Piazza Duomo, un edificio a cui viene affidata la responsabilità di promuovere uno speciale connubio tra tradizione e innovazione. Piazza Armerina è un luogo in cui lo sguardo curioso di uno straniero contempla gli spazi di una terra resa accogliente dalla luce calda del sole e da un’atmosfera avvolgente e alienante al tempo stesso, elementi che contribuiscono a darne l’immagine peculiare di mondo incantato e fuori del tempo, dove tutto esiste nella sua immanenza, immerso in una tradizione dal sapore antico.
Animando questo equilibrio incantato e intatto con la sua carica e la dose di novità che porta con sé, il nostro “Suite d’Autore” sembra quasi alterare questa miracolosa armonia creata dalla storia e dalla natura del luogo. Parlando di quello che costituisce indubbiamente uno dei poli d’attrazione di questo vivace centro dell’entroterra siciliano, sorge spontaneo soffermarsi su ciò che appare ai nostri occhi come il risultato stupefacente di una complessa operazione progettuale: la storia del design e delle arti visive che riprende vita e giunge fino a noi, che si può palpare con mano, passando dalle linee rette e rigide della sedia “Rossa e Blu” di Rietveld fino alla morbide curve della poltrona “Sacco” di Gatti, Paolini, Teodoro.
Entrando nella hall dell’albergo, si è subito catturati dalla forte concentrazione di stimoli visivi collocati in uno spazio alquanto intimo e raccolto, dove le tavole pittoriche di Madaudo accentuano al massimo grado un intenso gioco visivo e sensoriale dato dal colore reso plastico dall’alternanza di elementi tridimensionali. Un’opera di grande impatto appare, soprattutto, quella dei “Lottatori”, delicatamente brutali, coloratissimi e materici, raffigurati su una tavola di grandi dimensioni che occupa l’intera parete di fronte all’ingresso. Questi, pesanti e immobili quasi a sostenere il peso della cultura soprastante, sembrano idealmente costituire l’incipit di una storia del design e pure l’invito a ripercorrerla nelle sette camere dell’albergo. Un’altra significativa tavola dello stesso autore trova collocazione in questo spazio, un’immagine che lentamente e con fatica affiora dalla materia di cui è composta, una forma che colpisce proprio in ragione della sua consistenza e dell’irradiazione luminosa che sprigiona: si tratta di una farfalla che sembra prendere vita smaterializzandosi e scomponendosi in innumerevoli parti plasticamente aggettanti, dando l’idea, appunto, del molteplice racchiuso nell’uno. La forma di questa farfalla, allo stesso tempo aerea e pesante, dinamica e immobile, è fatta, dunque, per essere contemplata come si farebbe con un’icona potente, un’immagine forte che s’imprime in chiunque la guardi. Essa costituisce, infatti, una vera attrazione visiva per chi la osserva cercando di coglierne lo schema formale, che sembra sfuggire a ogni rigida classificazione. Il dinamismo, dato dalla materia (legno, tela, vetro) che ricerca incessantemente una sua espressività, assieme all’immobilità, resa dalla pesantezza che deriva da una spiccata matericità e anche dall’uso di un colore magmatico, sono i due termini contrapposti che esprimono l’opera.
La caffetteria è un altro degli ambienti, a mio parere, più stimolanti dell’albergo: si tratta di uno spazio intenso che assume quasi l’aspetto di una “proiezione della mente”, creata da un’atmosfera basata su un gioco di trasparenze e riflessi di luce prodotti dagli elementi di arredo presenti, come le eleganti sedie di Starck bianche e nere, le trasparenti e tondeggianti sedie “Eros”, il bancone fatto di lamine di vetro sovrapposte e il sistema di vetrate che aprono verso il panorama suggestivo della piazza e delle colline circostanti. Si potrebbe definirlo forse il luogo chiave all’interno di Suite d’Autore, perché luogo per eccellenza votato all’incontro, allo scambio di idee e di riflessioni. In un ambiente come questo non poteva mancare infatti il lampadario di Ingo Maurer intitolato “Bird, Bird, Bird”, che sfoggia lampadine dotate di ali di uccello le quali sembrano prendere il volo così come i pensieri. Allo stesso modo le pareti popolate dalle stupefacenti foto newyorkesi di Scontrino, immagini riflesse dalle vetrate che guardano la città, ci rimandano a una realtà vera e allo stesso tempo “irreale”, intrigante perché tutta da scoprire nella sua doppiezza e ambiguità, come in una stanza degli specchi. Ultimo ma non ultimo oggetto che colpisce la nostra attenzione, non si può rimanere indifferenti a quell’opera che, pur essendo una scultura (firmata ancora una volta da Madaudo), nella sua matericità riesce a librarsi leggera e colorata nell’aria come una farfalla, animale che ha ispirato l’autore.
Suite d’Autore, dal punto di vista strettamente funzionale, è organizzato in sette camere che assolvono tutte le necessità concrete che un albergo deve fornire al visitatore. Queste necessità però vengono trasfigurate da un’operazione artistica e simbolica che trasmuta gli spazi funzionali in una esperienza estetica esclusiva, la quale vuole coinvolgere la clientela ben oltre la semplice permanenza in un luogo dove si dorme. Non è un caso infatti il ricorrere insistente in ognuna delle sette camere della frase “NESSUN DORMA”, la quale suona come un motto o come un’ideale chiave di lettura di quello che non vuole essere un comune hôtel.
A tal fine le stanze sono simbolicamente sviluppate attorno a un tema che impregna ogni elemento strutturale e di arredamento dei diversi spazi abitativi. Un esempio significativo del forte simbolismo sposato con i valori estetici del design è dato dalla stanza della “Fluidità” che, riprendendo le tematiche figurative e simboliste dell’Art Nouveau, esprime in tutti gli elementi costruttivi e d’arredo l’idea della fluidità della materia. Un’analisi attenta della particolare e suggestiva ambientazione creata all’interno, animata dagli oggetti che la popolano non può non rimandare a un’esperienza estetica totalizzante, direi sinestetica che, attraverso un cocktail di emozioni “percettive”, parte da quella visiva fino ad arrivare a quella olfattiva. Ci si trova dunque immersi in quella che può definirsi un’“opera d’arte totale”, la quale da vita a un mondo significante dove ogni cosa presente trova ragione di esistere in relazione a questo contesto specifico, di cui diviene parte integrante.
Di forte impatto emotivo ritengo sia la percezione di chiunque venga a contatto con un luogo come “Suite d’Autore”, nel quale la contaminazione di opere d’arte create ad hoc e oggetti di design è realmente l’unico principio regolatore, e dove la presenza di ogni oggetto-manifesto risponde a esigenze mai dettate dal caso. Pur non potendo affermare con certezza se esisteva fin dal inizio una organicità estetica nel progetto, diretta alla creazione di quella che può definirsi un’opera d’arte totale, si avverte, però, un costante dialogo creativo tra gli svariati linguaggi espressivi insieme a una sottile sensibilità nell’accostare diverse qualità creative , nella pittura, nella fotografia, nel design, e nella scultura; si tratta dunque di uno scambio fecondo tra le arti, che si richiamano vicendevolmente come un coro a più voci, volto alla creazione di un unicum, il nostro hôtel. Può sembrare azzardato o fuorviante parlare di opere d’arte contenute in questo speciale involucro che è Suite d’Autore, quando si assiste a una sfilata di esemplari (poltrone, sedie, lampade…) che hanno fatto la storia del design del Novecento. Se è vero che uno degli aspetti caratterizzanti questi oggetti di design è proprio la serialità, qualità sentita come originaria e fondante, si può allo stesso tempo parlare dell’unicità degli stessi facendo riferimento al germe dell’idea, unica e irripetibile, da cui prendono vita. Serialità e unicità sono dunque termini che normalmente appaiono dissonanti e antitetici, ma che invece vediamo coesistere armonicamente in questo hôtel, rivelando il concept che lo ha generato, la sua più intima essenza e forse proprio uno delle sue caratteristiche più riuscite. In un ambiente che nasce quasi come espansione tridimensionale del concetto di pittura, intesa nella più pura essenza coloristica e materica degli elementi protagonisti della realtà spaziale che compone questo hotel, credo non si possa rimanere indifferenti di fronte a queste autentiche “attrazioni per lo spirito”. Provando infine a lasciarsi trasportare dalle sensazioni ed emozioni di chi si trova a vivere questi spazi, come si può pensare di “dormire” ignorando, in questo modo, ogni stimolo proveniente dal contesto che ci avvolge? Difficile in un luogo capace di provocare tale coinvolgimento dei sensi. E voi sarete d’accordo?
Valentina Carollo